30 novembre 2024: Ritiro in parrocchia Il Giubileo
Riflettiamo sulla Bolla di indizione del Giubileo. Possiamo evidenziare tre parti diverse:
- Annuncio del Giubileo con meditazione del concetto di speranza;
- I segni della speranza e le sue tappe;
- La pietà giubilare e il giudizio di Dio
Citazione di S. Paolo “Spes non confundit” (Rm 5,5). Paolo lo scrive per fare coraggio ai cristiani di Roma. La speranza non delude: è il messaggio che Papa Francesco vuole dare al mondo.
Il Giubileo è strettamente legato al tema del pellegrinaggio. La speranza e il pellegrinaggio insieme danno il “pellegrinaggio di speranza”; un concetto molto diverso dai viaggi turistici che si prospettano. Lo scopo è diverso perché scopo del Giubileo è un incontro vivo con Gesù che è la porta stessa: attraversare la porta santa non è qualcosa di materiale, ma un evento di fede, passare dalla morte alla vita attraverso Gesù Cristo che ci ha salvato con la sua morte dalla morte eterna. Un viaggio di fede che produrrà delle meraviglie nella nostra vita; se questa fede ce l’abbiamo già dovrebbe essere accompagnata da parte nostra dall’attesa di un evento grande, enorme, una valanga di grazia che si riverserà sulla cristianità e sull’umanità stessa travolgendola.
Dovremo rivivere il nostro battesimo, come persone baciate dalla misericordia di Dio, tali che dove uno tocca, fa luccicare le cose.
La speranza è un anelito che è vissuto da tutte le religioni, è il desiderio di qualcosa che sentiamo come un profondo bisogno, una propensione che riguarda il nostro futuro, di popolo, di nazione, di famiglia, di singolo, un futuro migliore che non conosciamo, che sentiamo come imprevedibile. Un evento per ridare speranza a chi l’ha persa, per l’educazione ricevuta, per eventi vissuti in modo sbagliato. Se ci sentiamo in uno stato di pessimismo a volte è perché sentiamo che ci sono state precluse delle speranze di felicità: il giubileo dovrebbe ridarci speranza.
Pensiamo alla festa del Purim. Il popolo ebraico ha vissuto deportazioni, guerre, olocausti, carestie… ma dalla meditazione su questi eventi è scaturita la certezza che il Signore ha procurato anche dei capovolgimenti delle situazioni. Perché la grazia di Dio può provocare dei cambiamenti, che non sono illusioni, perché se le difficoltà resteranno, si consoliderà la certezza che ci sarà un tempo in cui tutte le difficoltà saranno annullate. Camminiamo così in questo mondo sapendo che quello verso cui ci dirigiamo sarà il momento in cui si produrrà la liberazione da tutti i problemi e la realizzazione della felicità.
La parola giubileo viene da un termine ebraico che indica il corno dell’ariete che viene svuotato dalla cheratina e usato come tromba. Una tromba che suona dentro il cuore.. è il giubilare.
Spes non confundit: S. Paolo, di fronte alla difficoltà di relazionarsi con Roma, che rappresentava il centro stesso del mondo in un momento in cui oltretutto era in attesa di un giudizio e pendeva su di lui una condanna a morte, sente il bisogno di appoggiarsi alla piccola comunità cristiana di Roma per testimoniare. E’ proprio la virtù teologale della speranza, amore che sgorga dal costato di Gesù, che lo aiuta.
La vittoria sulla morte è stata seminata in noi con il battesimo e si nutre durante tutta la vita della grazia che ci accompagna. La certezza dell’amore di Dio, morto per noi è alla base di questa speranza e ci dà modo di leggere la nostra vita passata in un modo diverso da quello in cui viene letto di solito. Allora i “segni dei tempi” di cui parla il Papa debbono essere letti alla luce del Vangelo, come segni di speranza. E’ l’esperienza che il Papa invoca per tutti quelli che verranno a Roma per il giubileo.
Sorella della speranza, per il Papa, è la pazienza, sulla scorta di S. Paolo: “La tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Rm 5,3). Parliamo delle tribolazioni che si vivono là dove siamo impegnati nella vita cristiana; la pazienza assume quindi spessore e diventa una virtù “provata”, genera la speranza e la speranza diventa stile di vita.
Celebriamo l’ottavo centenario del Cantico delle creature, la cui lettura ci inserisce in una contemplazione stupefatta del creato e ci ricorda il valore della pazienza che semina la calma e che essa si acquisisce attraverso un cammino di perseveranza, appunto un pellegrinaggio verso una maturazione. In questo cammino il Giubileo rappresenta un tempo forte.
Come abbiamo detto il Giubileo ha origine antiche, precristiane. Bonifacio VIII promuove il primo giubileo cattolico, ma ci sono precedenti forme appartenenti alla pietà popolare al di là dell’ambito romano. Pensiamo al pellegrinaggio a Santiago di Compostela (1122 Papa Callisto) quando la festa di S. Giacomo apostolo coincideva con la domenica e nel 1216 quando Papa Onofrio riconosce a S. Francesco l’indulgenza plenaria per il perdono di Assisi o Celestino V con la perdonanza di Collemaggio… in tutti questi casi in comune c’è il concetto di pellegrinaggio.
Il Papa raccomanda che nelle basiliche nelle quali verrà aperta la porta santa venga sviluppata una forte spiritualità e spirito di accoglienza verso i cristiani, quelli in comunione e quelli non in comunione con la chiesa di Roma.
Un accenno all’indulgenza, di cui parleremo più a lungo prima del rito di attraversamento della porta previsto il 1° marzo dell’anno prossimo. Parliamo di peccato quando esiste un male fatto con deliberata coscienza. Il termine peccato viene da una parola greca – amartia – che significa mancare il bersaglio e la freccia se manca il bersaglio colpisce a caso, come a caso vanno le conseguenze del peccato, interiori ed esteriori.
La confessione sacramentale è così parte costitutiva del pellegrinaggio giubilare, essa toglie la colpa ma lascia delle tracce, commisurate ad un male che rimane dentro di noi, tracce che saranno cancellate dalle pene del purgatorio. E’ questa “cancellazione” che può essere anticipata dall’indulgenza giubilare.